Una scuola colombiana di Giacomo P.

Alle 6:50 mia mamma scese dallo scuolabus che, fra una chiacchiera e l’altra tra le compagne, la portava a scuola, si mise in fila con la propria classe, in cui erano tutte femmine, perché la scuola di mia madre era un “collegio” colombiano di suore solo per ragazze. Nella porta d’ingresso della scuola si trovava suor Clara Maria, che era la vice direttrice nonché la responsabile della disciplina; era lì per controllare che ogni gonna fosse quattro dita sotto il ginocchio, le calze candide ben tirate su e le camicie e le giacche fossero ben stirate. Mano a mano che venivano controllate le ragazze si dirigevano verso le loro classi.
Appena l’insegnante solcava l’ingresso della porta tutte si mettevano in piedi per salutare la professoressa e si sedevano solo quando avevano il consenso.
In genere tutte le studentesse durante la lezione erano pacate e attente, però non mancava quel gruppetto più monello che faceva spesso scherzi: scambiare i quaderni mentre l’insegnante non guardava, passarsi fogliettini con le barzellette, ma il più popolare era sicuramente un altro: dovete sapere che nella scuola di mia mamma tutte le giacche della divisa avevano una catenella come addobbo sulla schiena, la quale veniva spesso legata alla sedia, così quando la proprietaria ignara si alzava, portava con sé anche la sedia, ma non era finita qui, infatti, se la vittima, per caso avesse incontrato lo sguardo attento di suor Clara Maria, si sarebbe presa anche una ramanzina per non aver rispettato rispettare la divisa della scuola.

Se invece una del solito gruppetto degli scherzi veniva colta con le mani nel sacco durante una lezione, veniva chiamata alla lavagna dove sarebbe dovuta rimanere in piedi guardando verso la classe per quindici minuti o il tempo necessario per farla calmare. I genitori, almeno riguardo queste punizioni innocenti per le quali i figli venivano anche sgridati in casa, erano d’accordo con gli insegnanti, ma se si arrivava ad esagerare con la severità allora si arrabbiavano e si rivolgevano alla direttrice. 

Oltre le solite lezioni c’erano altre attività: alla prima ora del lunedì c’era un'assemblea dove si riunivano le studentesse rappresentanti di ogni classe, elette ad inizio anno dalle altre scolare, per discutere dei programmi e degli eventuali problemi all’interno delle classi, per poi riferirlo alla vice direttrice; mentre il mercoledì mattina c’era la S. Messa e il giovedì la lezione di dattilografia, ovvero di scrittura con la macchina da scrivere, inoltre, nel pomeriggio ci si dedicava alle attività scelte dalle studentesse, come far parte della squadra di pallavolo, pallacanestro oppure praticare in maniera più approfondita una materia a piacimento.
L’anno scolastico si concludeva con una cerimonia in cui venivano premiate diverse studentesse per vari meriti, invece chi non si impegnava e prendeva brutti voti, veniva bocciato.

1 commento:

  1. Bellissimo testo Giacomo, a mio parere hai rappresentato in modo estremamente efficente una scuola a quasi noi tutti (ovviamente prima di leggere questo racconto) ignota. Molto interessante bravo! Emma

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