La scuola dei miei nonni di Stefano S.

Il rapporto che gli alunni avevano con gli insegnanti, una volta,non era certo quello che abbiamo noi oggi con i nostri professori.
Mia nonna dice che la sua maestra indossava sempre abiti poco colorati e portava un cappotto nero. Quando entrava in classe, tutti gli alunni scattavano in piedi e si posizionavano al lato del banco salutando a voce a lta e in coro “Buongiorno, Signora Maestra!” 

Una volta entrata in classe anche la maestra indossava una specie di grembiule nero, così come lo indossavano gli alunni. Gli alunni però avevano anche un grosso fiocco blu attorno al colletto bianco. A proposito di alunni: la classe di mia nonna era composta da sole femmine.
Mia nonna ha un bel ricordo della scuola elementare perché aveva una maestra buona e che non ricorreva alle punizioni corporali. Cosa che non accadeva invece nella classe di mio nonno, composta da soli maschi. Qui c'era un maestro e non scherzava affatto. Se qualcuno non faceva esattamente quello che diceva e in maniera precisa veniva punito con le bacchettate sulle mani e nel migliore dei casi veniva messo in un angolo con la faccia contro il muro.
Mio nonno ricorda che quando andava a scuola una delle cose alla quale erano sottoposti era il controllo igienico. L'insegnante controllava se gli alunni erano puliti ed in ordine, in particolare veniva fatto il controllo delle unghie. Mia nonna invece ricorda che i suoi capelli e quelli delle sue compagne erano ben pettinati e raccolti per lo più in due trecce che ricadevano sulle spalle.Dopo il controllo igienico iniziavano le vere e proprie lezioni.

Le materie erano all'incirca quelle di oggi: religione, lingua italiana, storia, geografia, aritmetica, geometria, scienze, disegno, canto, ginnastica; in più c'erano anche materie come: bella scrittura, educazione morale e civile, lavori manuali ( solo per i maschi), lavori donneschi ( solo per le femmine) 
Mia nonna racconta che aveva una cartella di cuoio marrone dove teneva i libri, mentre mio nonno dice che i libri erano tenuti assieme da una corda-elastico. Il necessario per la scuola era il libro e due quaderni; uno a righe e uno a quadretti, con copertina nera. Poi c'era l'astuccio che era di legno, dove all'interno c'era il pennino. Non esistevano le penne e si scriveva con il pennino che veniva bagnato nell'inchiostro posto nel calamaio che era situato in un buco nel banco. 
“Ho ancora l'astuccio con dentro i pennini” mi dice il nonno “E' custudito nella libreria in sala!”
Scrivere con il pennino non era molto facile e all'inizio si scriveva con la matita; in più bisognava stare molto attenti a non rovesciarlo per non incorrere in severe punizioni come le bacchettate sulle mani.
“Noi alunni” dice il nonno “non ci sognavamo neanche lontanamente che ciò che facesse o dicesse il maestro potesse essere sbagliato!” “Noi alunni eravamo completamente sottomessi agli ordini e voleri del maestro” “In più” aggiunge “se tornavi a casa e raccontavi che il maestro ti aveva castigato le prendevi anche dai genitori”. I genitori davano fiducia al maestro e credevano nei suoi mezzi educativi. Il maestro era tenuto in gran considerazione perché era una persona colta ed istruita. Se il maestro convocava i genitori a scuola era un vero problema, significava essere castigato duramente sia a scuola che a casa. Per fortuna i miei nonni non ricordano punizioni inferte a loro personalmente, forse perché per loro andare a scuola era una cosa bellissima. La scuola era quel posto che ti aiutava a crescere e a diventare uomini o donne pronte per la vita. I più fortunati come mio nonno andavano avanti con gli studi almeno fino alla terza media, mentre altri non terminavano neanche la scuola elementare. Mia nonna fu tolta da scuola a metà della prima media perché unica figlia femmina e quindi doveva aiutare in famiglia. Questa cosa la ricorda con tristezza e rammarico ancor ora.

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