Capitan Ramirez e il teschio di smeraldo di Andrea R.

Alonso Ramirez era sempre stato un bambino curioso e pieno di fantasia. Adorava ascoltare le fantastiche storie di suo nonno il pirata Uncino di Ferro e di tutti i marinai che frequentavano le taverne del porto.

Il giovane Alonso sperava di poter vivere un giorno simili avventure in prima persona.
In particolare lo affascinava la leggenda del mitico tesoro del teschio di smeraldo, anche se non aveva mai capito se fosse realtà o una favola inventata per spaventare i bambini.

La storia infatti narrava di un’isola su cui viveva un Titano, decapitato durante una battaglia contro i pirati della nave Medusa. La testa caduta a terra si era trasformata in puro smeraldo mentre l’equipaggio e la nave erano stati colpiti da una maledizione.
In tanti avevano provato a cercare l’isola e il suo tesoro, i più fortunati non l’avevano trovata, gli altri non avevano mai più fatto ritorno.
A questo punto della storia solitamente Alonso iniziava a tempestare di domande suo nonno per saperne di più, ma il vecchio Uncino di Ferro lo mandava a letto dicendogli che ciò che chiedeva erano cose terrificanti che un bambino della sua età non avrebbe dovuto ascoltare.
Molti anni dopo, quando ormai era anch’esso un pirata feroce, si stupì di ritrovare in un cassetto di casa il diario del nonno con la mappa dell’isola del teschio di smeraldo. L’isola si chiamava Scoglio delle Nebbie.

Ora capitan Alonso Ramirez stava in piedi al timone della Sirena del suo vascello, compagno di mille avventure, in direzione dell’isola. Molti dei suoi uomini erano spaventati dalle leggende che avevano sentito sulla loro destinazione.
Stavano navigando attraverso un mare tempestoso quando il suo aiutante Harry con il binocolo urlò “Capitano in lontananza si intravede un’isola, sembrerebbe essere proprio lei!”. Allora si avvicinarono alla sagoma scura avvolta dalla pioggia e dalla nebbia proprio come era descritto nel diario di suo nonno e, con molta fatica, Capitan Ramirez riuscì a fissare l’ancora e calare la scialuppa per raggiungere la riva.
Non fu affatto semplice, ma finalmente erano a terra, lui ed un fidato gruppo di uomini.
Marciarono facendosi largo attraverso la foresta mentre l’aria era piena di rumori di animali in sottofondo, ma all’improvviso il silenzio calò.
Furono circondati da una nebbia verde e da sottoterra cominciarono a sbucare degli scheletri armati di sciabole. Era l’equipaggio maledetto della nave Medusa!
Dopo un primo momento di sorpresa e paura, Alonso e i suoi pirati combatterono con rabbia per difendere la propria vita. Riuscirono a sconfiggere i mostruosi assalitori, ma non senza perdite. Cinque uomini erano caduti e giacevano a terra.
Il capitano ordinò di farsi coraggio e di ripartire. Avanzarono nella foresta con la pioggia che si mischiava al sudore mentre Alonso li incitava dicendogli che se fossero arrivati fino a destinazione tutti li avrebbero ricordati come eroi e ciascuno di loro avrebbe ottenuto la propria ricompensa.
All’improvviso ci fu l’urlo di un uomo, era Francis il cannoniere, che era stato trafitto da grandi arpioni spuntati dal terreno.
Era ormai chiaro che erano presenti trappole all’interno dell’isola.
Si mossero con cautela per evitare altri tranelli. 
Giunti ad una parete di roccia il capitano fermò gli uomini per avvertirli che aveva notato qualcosa.
Aveva infatti visto una corda nascosta vicino al sentiero. Lanciarono un sasso in modo da toccarla e attivare la trappola. Nascosti dietro un cespuglio attesero che un enorme masso precipitasse passandogli a poca distanza.
C’era mancato poco...
Proseguirono sulla strada che saliva lungo la montagna e giunti in cima capitan Ramirez urlo’ “Fermi tutti! Guardate là!”.
Un fulmine aveva illuminato un teschio di smeraldo posato pochi metri davanti a loro.
Finalmente lo avevano trovato! Proprio come aveva scritto suo nonno Uncino di Ferro. Allora era vero! Ora ne era certo.
Il teschio verde era enorme e con fatica, facendo il percorso inverso, lo portarono sulla nave.
Erano tutti felici di avercela fatta anche se la missione era costata delle vittime.
Salpata l’ancora e issate le vele partirono allontanandosi da quell' isola maledetta.
Fatti pochi metri si arrestarono all’improvviso e pensarono di aver urtato uno scoglio.
Si guardarono in giro cercando la causa e proprio Alonso fu il primo a notare che non si trattava di uno scoglio ma di un mostro con grandissimi tentacoli che abbracciavano la nave trattenendola.
Era la nave Medusa trasformata in un enorme mostro dalla maledizione.
Il capitano ordinò “prendete le armi e le accette e tagliate i tentacoli!”.Ogni volta che tagliavano un tentacolo venivano ustionati, ma alla fine riuscirono a liberarsi della presa mortale.
Una volta allontanati dall’enorme medusa e giunti in alto mare capirono che finalmente erano in salvo.
Arrivati in porto furono accolti come eroi e poterono riabbracciare la propria famiglia.
Erano ricchi e capitan Ramirez potè dedicarsi a raccontare l’avventura di cui finalmente era lui il protagonista.






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