Un fossile antico di Giacomo P.

Clara e Marco erano all’aeroporto di Ancona Falconara in attesa dell’arrivo del volo proveniente da Nuova Delhi sul quale si trovava il famoso paleontologo Natan Kumar, non vedevano l’ora di fare la sua conoscenza e di fargli vedere quel fossile quasi unico al mondo che avevano trovato in una grotta, perché in effetti ne era stato rinvenuto uno simile solo nelle grotte di Ajanta nel Mahrashtra. Poteva trattarsi infatti dei resti di una creatura preistorica, ancora poco nota ai paleontologi. 
“Benvenuto in Italia” disse Clara “Piacere di conoscerla” aggiunse Marco “Grazie, piacere mio” replicò Natan. “Direi che possiamo andare direttamente nella grotta per scoprire se, in effetti, il vostro ritrovamento è un esemplare unico e autentico” continuò lui. 

Una volta giunti alla grotta udirono qualcosa di simile alle fronde degli alberi scosse dal vento ma non ci fecero troppo caso; cominciarono a inoltrarsi nelle profondità del suolo, il buio si infittiva ma fortunatamente Clara aveva con sé una torcia elettrica. 
Tutto ad un tratto il silenzio venne interrotto da un boato, diverse rocce caddero dividendo il gruppo: Marco e Clara da una parte, Natan dall’altra, quest’ultimo esclamò:”Voi tornate indietro a cercare aiuto, io continuo a dirigermi verso il fossile per cercare di estrarlo! Se non lo metto in salvo rischia di essere sepolto dai detriti”. 
Clara e Marco cominciarono la risalita e capirono presto che sarebbe stata una lunga strada, intanto Natan, avvolto nel buio poiché senza fonti di luce, pensò a come avrebbe fatto a sopravvivere; vide una pietra più scura delle altre, capì di aver trovato della selce con cui, sfregando la punta di un bastone, avrebbe potuto accendere una luce, seppur fioca. 

Ma dopo pochi istanti il paleontologo sentì di nuovo un rumore a cui seguì il crollo di vari massi dai quali spuntò un sasso bianco che in realtà non era tale, Natan capì subito, osservandolo, che si trattava della mascella di un rettile con i denti e anche un po’ di tessuto squamoso. Poco dopo, analizzandolo alla flebile luce, Natan concluse che si trattava veramente di un resto appartenente ad un animale della stessa razza di quello rinvenuto nelle grotte di Ajanta. 

Intanto Marco e Clara avevano ripresero la salita, ignari di cosa gli sarebbe capitato. Ma all’uscita della grotta Walter Muns, un famoso trafficante di fossili rari e minerali, li prese come ostaggi perché altrimenti avrebbero spifferato alla polizia la  località del ritrovamento . 

Natan sentì un' ulteriore scossa, e, improvvisamente il pavimento sotto di lui crollò; si ritrovò in una pozza d’acqua mista a macerie varie della grotta.  Era solo, senza luce perché aveva perso la sua torcia rudimentale, ma soprattutto senza via di uscita, o almeno, così sembrava. 
Ma improvvisamente gli venne un' idea: risalire la fonte d’acqua! Era la sua unica possibilità anche perché, dopo poco, probabilmente gli sarebbe caduto qualche masso in testa. Infatti , dopo pochi secondi, sentì un' altro boato: prese un bel respiro, il fossile e un po’ di coraggio ed entrò nell’acqua. Non vedeva praticamente nulla perché l’acqua era ricca di detriti. A Natan, nella fretta di uscire, cadde il fossile perché era molto pesante, perciò prese un bel respiro da un piccolo spiraglio d’aria e si immerse di nuovo, ma, nel tentativo di recuperarlo la sua felpa rimase intrappolata in una roccia. Il fossile era vicino. L’uscita era lontana. L’ossigeno era poco. La paura era molta... Si tolse il vestito e risalì per prendere un respiro, forse l’ultimo, questa volta doveva farcela, altrimenti per lui sarebbe stata la fine. 

Clara e Marco erano stati legati: non potevano più fare nulla se non urlare alla disperata ricerca di aiuto. “Non lo fare! C’è un’altra persona là dentro!” urlava disperata Clara, infatti Walter Muns voleva far esplodere l'apertura della grotta, ma il perfido rispose prontamente:”Non mi interessa! Farò saltare in aria questa grotta e poi mi prenderò tutti i suoi minerali ad ogni costo!” Detto questo attivò l’ultima carica esplosiva che a detta sua era la più potente, infatti non si azionò immediatamente, ma ci vollero circa 5 minuti, giusto il tempo per Natan di spaccare col fossile i massi che gli bloccavano l’uscita e di assalire alle spalle Muns che, dopo pochi istanti,  lo supplicava di non ucciderlo. “Dammi il telecomando per azionare le dinamiti così le posso disattivare e fai liberare i miei colleghi dai tuoi scagnozzi o finisci male”, detto fatto, Clara e Marco vennero liberati e chiamarono immediatamente la polizia che arrestò Walter Muns e i suoi complici per sequestro di persona e di contrabbando di minerali, intanto le dinamiti erano state disinnescate da Natan. 

Natan, Clara e Marco andarono in laboratorio felici della loro scoperta per analizzarla con più calma.

3 commenti:

  1. Bravo Giacomo! La tua storia mi è piaciuta molto! L'ho trovata scorrevole e una cosa che proprio mi ha entusiasmato sono stati i nomi dei tuoi personaggi... Davvero belli! Complimenti!

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  2. Molto bello era molto scorrevole, il nome del criminale mi é piaciuto molto

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