Un piccolo angelo e un piccolo diavolo nello stesso corpo di Ginevra A.

Metto la mano sulla maniglia della porta della nostra camera. Avevo paura ad aprire. Dopo un’ora di gioco, mia sorella aveva lasciato la stanza per andare a bere un bicchiere d’acqua in cucina. Sembrava che nella stanza fosse entrato qualcuno tipo Satana, o che un tornado e una bomba avessero deciso di giocare insieme. Non riuscivo a vedere il pavimento, tanti erano i giocattoli sparsi su di esso: barbie nella casetta, vestiti da fata e da coccinella sul letto, e sul pavimento c’erano bambolotti, i nostri zaini, le sue ciabatte e persino i residui della merenda.
Tornando indietro vidi che sulla porta del bagno c’era un foglio di carta con su scritto:
“VIETATO ENTRARE “ e capii già soltanto dalla calligrafia chi lo aveva scritto: esattamente la stessa persona che aveva invitato il diavolo a casa nostra e che aveva permesso a un tornado ed a un bomba di giocare insieme, mia sorella. Bussai alla porta e le dissi:
”GIORGIA, NON HO ASSOLUTAMENTE INTENZIONE DI DARTI UNA MANO A METTERE A POSTO QUEL DISASTRO CHE HAI LASCIATO IN CAMERA!” Qualcosa era andato storto nel comunicarle, in modo gentile ed educato, che non l’avrei aiutata a riordinare, ma non m’importava, visto che quello che avevo detto era la verità. 
Allora presi il mio libro, “Spirit animals“ e mi misi sul divano intenzionata a finirlo.
Sentii i miei parlarsi in modo preoccupato, ma le loro voci entravano da un’orecchio e uscivano dall’altro, visto che ero completamente immersa nella lettura.

La mano forte e possente di papà mi si poggiò sulla spalla: “Tua sorella ha mal di pancia e mal di testa, puoi mettere tu in ordine la camera?” Mi si strinsero i pugni, cominciai a respirare affannosamente, lanciai un’occhiataccia a mio padre e, cercando di trattenere il mio furore, ribattei: ”PAPA’ QUESTO NON E’ GIUSTO!! LEI HA MESSO DISORDINE, NON SI POTREBBE SFORZARE UN POCHINO??” La prima cosa che pensai fu che quel giorno secondo me facevo fatica a formulare le frasi con gentilezza. Cosa ci guadagnai?
Finii in camera a mettere a posto come una servetta, mentre nel frattempo a mia sorella venne anche il male alle gambe. Ma non ci fu solo quel problema, dovetti fare anche TUTTI i suoi compiti per i tre giorni seguenti, fare le mie e le sue faccende di casa, e in più fare i miei compiti. Furono cinque giorni terribili. Ma allo scoccare del sesto giorno, mia sorella aveva solo il male alle gambe, e non poteva camminare senza l’aiuto di qualcuno.
Stavo andando a vedere come stesse la povera Giorgia, ma quello che vidi raggelò quella che era la tranquillità con cui volevo parlarle: era in piedi, e non solo questo, stava anche camminando avanti e indietro. Non avevo nemmeno la forza di fare la spia, ero così delusa che, schiarendomi la voce me ne andai. Seduti a tavola per la cena, papà le chiese:
“Amore stai meglio?“ Lanciai a mia sorella un’occhiataccia di fuoco, lei annuì col capo per rispondere a papà. Aveva capito che era fregata. 

Non le parlai per due giorni interi, ne’ volli giocare con lei al karaoke.
Il terzo giorno mia mamma mi disse che c’era una cosa in camera per me, e corsi entusiasta e curiosa di scoprire cosa ci fosse dietro alla porta. Un piccolo tavolino rosa con due seggioline dello stesso colore, biscotti e succo di frutta all’albicocca e mia sorella.
Le mie gambe divennero di burro, i miei occhi leggermente umidi e le mie mani tremanti.
“Scusami davvero mi dispiace tantissimo. Sono MOROTIFICATA per essermi presa gioco di te. Mi perdoni?” Quell’errore di pronuncia mi spinse a fare un sorrisetto, e appena le feci cenno mi corse incontro. La strinsi in un abbraccio fortissimo, potevo sentire il suo piccolo e ingenuo cuore battere lentamente. Piccolo e ingenuo come lei. Poco dopo prese a tremare e a singhiozzare, e come una leggera brezza accarezza il mare, io accarezzai i suoi capelli.
Tutto era finito. Avevo dimenticato e perdonato il suo sbaglio. 

Nota dell'autore:
Io e mia sorella abbiamo un rapporto prezioso come l’oro, non sarebbe mai capace di farmi una cattiveria del genere, perciò i fatti narrati in questo testo sono di mia invenzione.

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